giovedì 14 giugno 2012

Quando c'era l'Euro, caro lei...


Qui si sta scherzando col fuoco. In ogni modo i casi sono due. 1) Questo clima di allarme crescente è eccessivo e serve a spingere i leader europei a decisioni coraggiose 2) L'allarme è reale, ma i leader non sono coraggiosi 3) (ma allora i casi sono tre) all'allarme ci siamo tanto abituati che non ci fa nemmeno più effetto (nemmeno ai leader), e quando ci risveglieremo... L'Europa è il nostro futuro, diventerà il nostro passato?
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se la storia insegna:
"la storia stessa dell'America: il passaggio dalla Confederazione di Stati sovrani alla Federazione che Hamilton (allora segretario al Tesoro) accelerò nel 1790 cominciando col mettere in comune i debiti accumulati durante la guerra d'indipendenza.
Il discorso che Thomas Sargent ha tenuto in occasione del premio Nobel per l'economia, nel dicembre 2011, evoca quell'esperienza a uso europeo. Fu la messa in comune dei debiti a tramutare la costituzione confederale in Federazione. Fu per rassicurare i creditori che venne conferito alla Federazione il potere di riscuotere tasse, dandole un bilancio comune non più fatiscente. Solo dopo, forti di una garanzia federale, gli Stati si prefissero nei propri ambiti il pareggio di bilancio, e nacque la moneta unica, e si fece strada l'idea di una Banca centrale."
Quindi il problema è politico per l'Europa e se così è occorre prendere le debite decisioni sia da parte sia dei politici europei sei dei cittadini europei decidendo
la fine delle sovranià nazionali.
Nel frattempo da parte degli Stati con i maggiori problemi di debito pubblico ( che è diventato anche delle loro banche) e quindi di dipendenza dai mercati che prestano per rinnovare i debiti sarebbe auspicabile per essere indipendenti dai mercati comprarsi il proprio debito (vedi Giappone con il 220% del PIL di debito).
Ciò vuol dire "lavorare e impegnarsi proporzionalmente" da parte di tutte le "classi" cioè con coesione.
giancarlo

Sillycows ha detto...

Verso l'unione politica. Se prima poteva sembrare un fatto ideale, ora diventa necessità stringente. Come pure l'idea di trovare fra tutti un senso maggiore di solidarietà nel momento del pericolo. E solidarietà è "solidarietà", non solo che i più deboli accettano di tirare la cinghia e non protestano più. Tornando all'Europa politica, deve essere prima di tutto l'Europa dei cittadini europei: un concetto che il PD, assieme alle altre forze progressiste europee, ha ben chiaro. Invece i nostri avversari del "popolo dei sondaggi" sembra abbiano tentazioni antieuro e antieuropa. Se così fosse, sarebbe un vero onore essere noi i difensori dell'idea europea, dal Parlamento alle piazze.