Democrazia è quella cosa che sappiamo tutti cos'è, ma che cos'è?
E poi, come la si esercita?
Quali sono i presupposti?
Le condizioni minime?
Quale il metodo da seguire?
Meglio un approccio ideologico o uno più pragmatico?
Il dubbio è nemico o amico della democrazia?
Vediamo cosa ne pensa Piero Bianucci.

3 commenti:
L'argomento trattato da Bianucci è fondamentale per l'agire politico e quindi richiede approfondimenti in comune. La scienza di per sè non produce esiti positivi per la società, perché le sue applicazioni (tecnologia) possono produrre disastri (basta pensare alla bomba atomica). La "politica" non può quindi delegare i suoi compiti. Deve agire tenendo conto nei suoi indirizzi alle acquisizioni della scienza, ciò significa impiegare tempo e fatica alla conoscenza dei progressi scientifici con la consapevolezza che le loro applicazioni nell'interesse dei pochi può produrre danni irreparabili.
Diceva Rita Levi Montalcini che non tutte le scoperte scientifiche devono essere applicate (la citazione l'ho fatta a memoria)
Il governo dei tecnici è il risultato di una situazione di emergenza creata dalla cattiva politica e per questo deve durare quanto dura l'emergenza.
Giorgio Ce.
Non credo che Bianucci volesse dire che la politica deve cedere il passo. La politica rimane la politica, e nessuno vuol essere governato da scienziati pazzi. Non per nulla Mario Monti, a suo modo, si sta dimostrando un discreto politico.
Credo che Bianucci volesse consigliare a molti politici (anche in senso lato) di imparare alcune delle regole che si danno gli scienziati. Ad esempio, il dubbio. Mai avere certezze assolute: pericolose. Ad esempio il pragmatismo e l'apertura mentale. Mai rinserrarsi in ridotte ideologiche dalle quali non si esce più. Se Galileo non avesse avuto una certa elasticità d'idee, se avesse seguito il dogma senza se e senza ma, a quest'ora il sole girerebbe ancora attorno alla terra.
Benvenuti sul nuovo Zona Magenta!
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