giovedì 1 marzo 2012

La direzione


"Non sono un tipo da facili arrabbiature, ma ci sono cose che non tollero…". Così Walter Veltroni boccia i giudizi sferzanti di Nichi Vendola, il quale bolla il primo, per via delle sue idee riformiste sull'articolo 18,  come appartenente a una "destra colta e con il loden". E adesso il nostro ex segretario chiede le scuse del leader di Sel, mentre all'interno del centrosinistra inizia la polemica: Massimo D'Alema (non capita tutti i giorni…) difende Walter: "certamente Veltroni non è di destra"; dalla stessa parte si pone anche Rosy Bindi: "non si possono fare caricature del dibattito interno al PD e delle posizioni dei suoi dirigenti". Alcuni, più maliziosi, ipotizzano un'apertura anticipata del congresso del Partito Democratico dettata dalla reazione di Veltroni, sebbene quest'ultimo si sia tenuto ben distante dal parlare di future alleanze, affermando al contempo che qualora Nichi Vendola lo ritenesse davvero una persona di destra "diventerebbe un problema politico, da discutere seriamente". E allora, amici del blog, discutiamone anche noi. Walter Veltroni può vantare nella propria carriera politica numerose tessere di partito, senza mai aver cambiato bandiera: da quella della FGCI, a quella del PCI e poi a seguire del PDS, DS sino a quella del Partito Democratico. Ma per essere di sinistra conta più la tessera che si ha in tasca o la linea di pensiero seguita? E a volte può non esservi coincidenza fra la direzione della tessera e la direzione della linea di pensiero? E questo e' il caso di Walter Veltroni o no?
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13 commenti:

Anonimo ha detto...

Ero ragazzino ed una mia amica -dichiaratamente di sinistra- dava una festa a casa sua, una mansarda su due livelli dietro P.za S. Stefano. I corrimano delle scale condominiali furono divelti da dei deficienti al grido "non puoi essere comunista e vivere qui". Questo è il livello dei Vendola, dei Grillo, dei Di Pietro e mi piacerebbe che si prendesse atto dell'impossibilità di avere un dialogo con certa gente (vedi NO TAV e compagnia antagonista).

Ho sempre pensato che essere di sinistra significasse aspirare al progresso dell'umanità, alla crescita culturale e allo sviluppo umano. E' progressismo quello di Vendola e Landini? O piuttosto una forma di conservatorismo camuffato dietro una patina di verbose utopie?

La verità è che finchè continuiamo a guardarci l'ombelico e parlare sempre di noi e del PD e di come dobbiamo mediare tra ex DS, ex Margherita, ex ex ex, verremo sempre percepiti come inutili politicanti, con o senza loden.

Quando Veltroni o Bersani o Bindi saranno capaci di spiegare con un semplice slogan quello che propongono (e non raccontando che abbiamo depositato 800 disegni di legge e che ci sono commissioni alacremente all'opera), allora forse saremo in grado di dire se sono di sinistra o meno.

Nel frattempo posso solo provare una grande sofferenza e nostalgia per il tempo che fu.

Giacomo

Anonimo ha detto...

Affinchè vi sia una destra, deve esserci una sinistra. In assenza di un sistema di riferimento, destra e sinistra non esistono. Se prendo me stesso come sistema di riferimento, sicuramente Walter Veltroni è più a destra: è un suo diritto, e non è uno scandalo.

Saluti democratici,

Vincenzo

Sillycows ha detto...

Vincenzo, tu fai un ragionamento in termini relativi: Veltroni è più a destra di me. Vendola fa un ragionamento in termini assoluti: io sono di sinistra! Veltroni è di destra!!! E questa è già una bella differenza.
Ma da qui possiamo partire con un altro ragionamento: siamo sicuri che il concetto di sinistra oggi sia lo stesso di qualche decennio fa, quando il mondo era completamente diverso? Allora il senso delle cose era: "Lottare contro il padrone per far ottenere sempre nuovi diritti ai lavoratori". Diritti che una volta conquistati diventavano acquisiti e non più negoziabili in vista di nuove rivendicazioni. E' il caso di continuare così? Io credo che, in una società profondamente cambiata anche i concetti di riferimento possano e debbano mutare. Qui si tratta di scegliere fra la tenace difesa di un esistente che via via smotta e lo sforzo per una visione, per una versione più aggiornata della società.
Quel che conta, secondo me, è che sia la società a funzionare meglio nel suo complesso in maniera che tutti stiano meglio. La situazione attuale è caratterizzata da regole obsolete che impediscono qualsiasi evoluzione positiva, mentre c'è gente che può mangiare 1000 volte al giorno e altri che possono una volta scarsa. Questo è male. Per tutti. Adesso si parla di innescare nuovamente la crescita: bene, però vediamo di superare parametri non più attuali quali il pil. Vediamo di evitare gli errori che hanno portato a questa crisi. Vediamo di considerare che anche i Cinesi ma pure gli africani hanno il diritto di correre al benessere. Un benessere rivisto, che possa essere "compatibile".
Insomma, noi non siamo una forza di opposizione dura e pura. Cerchiamo di allargare il campo del ragionamento al di là di categorie quali destra, sinistra, nordest, nordovest, alto, basso, padroni, lavoratori... Categorie certamente comode per esprimersi, che però al giorno d'oggi hanno perso senso e smalto. Qui da un lato ci sono i conservatori, dall'altro gli innovatori che vogliono cambiare molto ma in maniera non traumatica. E qui dovremmo distinguere fra i falsi innovatori in malafede e gli innovatori veri in buonafede. Riconosco che il campo in cui mi trovo è tradizionalmente quello della sinistra, però preferisco (come del resto fai tu nel tuo saluto) considerare me te e tutti quelli del PD semplicemente "democratici".

Anonimo ha detto...

“siamo sicuri che il concetto di sinistra oggi sia lo stesso di qualche decennio fa, quando il mondo era completamente diverso?”
“La situazione attuale è caratterizzata da regole obsolete che impediscono qualsiasi evoluzione positiva, mentre c'è gente che può mangiare 1000 volte al giorno e altri che possono una volta scarsa. Questo è male. Per tutti.”

Queste due affermazioni mi hanno colpito non trovandomi d’accordo forse perché penso che
- destra e sinistra possono sottintendere libertà (interesse personale) e uguaglianza (interesse sociale) rispettivamente e che
avvicinandosi alla massima libertà o alla massima uguaglianza vi è il rischio di riduzione della democrazia. Per questo ritengo che fino alla fine della storia nelle società vi è un continuo mutare dell’equilibrio tra libertà ed eguaglianza.
- l’attuale situazione è un male ma non per tutti, solo per quelli (in numero la maggioranza) che mangiano una volta scarsa non certo per quelli (in numero la minoranza)che mangiano 1000 volte e che cercano in tutti i modi che la situazione non muti a loro svantaggio.
Democraticamente
giancarlo

Anonimo ha detto...

Caro Sillycows, tu dici che la sinistra tradizionale aveva un senso quando esistevano i padroni. Forse che ora i padroni non esistano più? Direi anzi che le condizioni di sfruttamento di molta parte della società occidentale sono addirittura peggiorate, perchè più subdole. Mangiare tre volte al giorno ed avere il telefonino non vuol dire necessariamente essere liberi. La politica di sinistra nasce dal bisogno di porre fine all'ingiustizia, e l'ingiustizia oggi è patente: l'ascensore sociale è precipitato perchè ai piani alti hanno tranciato i cavi; la precarità è diventata un pilastro della nostra crescita squilibrata; chi aveva un patrimonio cospicuo prima della crisi, negli anni in cui si diffondevano disoccupazione e miseria, lo ha visto aumentare. Abbiamo voluto gettare nel cesso un certo modo di analizzare le dinamiche sociali quando la struttura della società è la stessa, solo un po' più moderna e luccicante. La classe operaia è in parte scomparsa non perchè si sia affrancata dal giogo del capitalismo selvaggio, ma perchè è stata smantellata una fetta importante del settore manifatturiero. Credo, ma è il mio personalissimo pensiero, e non voglio costringere nessuno a condividerlo, che vent'anni di politica forzatamente deideologizzata abbiano prodotto più guai di quanti non ne abbiano risolti. Forse, nel tentativo di scodellare all'elettorato una minestra sempre più realista, il PD ha perso di vista la bellezza di una politica fatta anche di sogni e di ideali, lasciando la "narrazione" di questi ultimi ai partiti che ad ogni elezione primaria ci mettono in minoranza. Per me non basta che il PD sia un partito "non di destra," o semplicemente e genericamente riformista. Si può essere di sinistra anche senza vergognarsene. Io, ad esempio, ne vado fiero.

Saluti democratici,

Vincenzo

Anonimo ha detto...

In luogo di precarità, leggasi precarietà. Perdonate l'errore di battitura.

Vincenzo

Anonimo ha detto...

Caro Vincenzo, due riflessioni:
1) Affermi che non vi e' nulla di male nel fatto che Veltroni stia alla tua destra: non sono d'accordo. Non ci sarebbe nulla di male se Veltroni fosse l'uomo della strada, il classico signor Rossi per intenderci. Ma tale non e'. E' dirigente nonche' fondatore di un partito che affonda le proprie radici fra quelle piu' nobili della Sinistra italiana, e in quanto tale lo rappresenta. Ma ahimè Veltroni fa parte di quel (folto) gruppo di persone di destra che vuoi per tradizione familiare o vuoi per i casi della vita si colloca fisicamente (ma non concettualmente) a sinistra.
2) dici di essere fiero di essere di sinistra...ma cos'è per te la sinistra oggi? A mio avviso oggigiorno la politica, prettamente quella economica, non può essere che una, l'unica che possa eliminare le forti disuguaglianze e ristabilire un equilibrio di stabilita' sociale, togliendo un po' di privilegi a chi ne ha troppi a favore di chi non ne ha per nulla. E in questo non c'è destra e non c'è sinistra, ma solo la via del buon senso e dell'innovazione sostenibile per una corretta ridistribuzione della ricchezza.
Pablo

Vincenzo ha detto...

Caro Pablo, ti sei dato da solo le risposte. Non ho detto che non trovi nulla di male nel fatto che Veltroni sia di destra; ho detto che è un suo diritto esserlo (il PD non è un partito totalitario), e che l'espressione di tale diritto non è uno scandalo. Personalmente, un leader ex-comunista che non vede l'ora di fare abiura del comunismo e del Pci non incontra il mio favore.

La redistribuzione dei beni è sì di buon senso, ma è anche uno dei cardini della politica di sinistra. La sinistra è cambiare lo stato di cose presente, ovvero una societá fondata sulla regola dell'homo homini lupus.

Saluti democratici e di sinistra,

Vincenzo

Anonimo ha detto...

Al di là delle definizioni vi è chi pensa che occorra creare ricchezza e poi saperla redistribuire in modo che a nessuno vengano negati i beni essenziali limitando coerentemente le grandi ricchezze.Ciò caratterizza le socialdemocrazie nordeuropee. Ma vi anche è chi pensa che per creare ricchezza occorra che la sua distribuzione avvenga senza porre regole e quindi permettere che vi siano persone molto indigenti e persone con ricchezze di cui non sanno nè possono usarle completamente (neoliberismo).
Se queste due posizioni sono presenti nel PD, una volta al governo come si potrà decidere con quale delle due governare?
socialdemocraticamente o democraticamente
giancarlo

Sillycows ha detto...

Mi sono riletto tutti i commenti e devo dire che ci sono tante cose interessanti e condivisibili: anzi, man mano che i commenti si susseguivano tante cose sono andate a posto e credo che su quasi tutto ci si potrebbe intendere. Vorrei puntualizzare alcune cose, tanto per dare un ulteriore apporto.
E' vero, l'ingiusta suddivisione dei redditi è un male per quasi tutti e non per tutti. Quando ho affermato che è un male per tutti intendevo dire che la presente situazione avvelena tutta la società, e in una società avvelenata tante cose cominciano ad andar male. Anche chi sta in cima potrebbe avere interesse a operare in una società più giusta e serena.
Nessuno ha contestato la mia affermazione che questa confusa e a volte traumatica globalizzazione, spesso condotta con metodi biechi, perlomeno consente un riscatto a popolazioni che prima erano semplicemente terreno di pascolo dell'Occidente.
In quanto alle tradizionali categorie destra e sinistra, la prima difficoltà è che qui da noi il termine "sinistra" è inteso in tanti modi. Se lo strappano letteralmente di mano! Chi di voi intende sinistra come idea di antagonismo sociale in nome di una chiara contrapposizione fra proletari e padroni? Chi di voi la intende come ideale di dignità ed equità per tutti, riconoscendo a tutte le persone i giusti diritti ma sottolineando pure i doveri, credendo che una forbice eccessiva uccide la convivenza ma che la fatica e il merito vanno riconosciuti anche monetariamente, credendo che la democrazia è imperfetta ma non c'è nulla di meglio, e che però bisogna operare affinché tutti siano in grado di esprimere un voto consapevole? Certo, la società odierna è complessa, anche per questo è arduo affidare il proprio pensiero ad eccessivi schematismi. E' vero, l'antica classe operaia è stata smantellata, ma anche perché il nostro tipo di società è mutato, perché sono nate mille nuove professioni e altre sono defunte, perché i vari luoghi della Terra sono molto meno isolati di prima... Non è solo un complotto del capitale. Ma è pur vero che dobbiamo toglierci dalla testa tutte quelle cosette sul successo legato al possesso di oggetti che tanto fa il gioco di chi dirige la baracca. (SEGUE)

Sillycows ha detto...

(SEGUITO Allora, che cos'è la sinistra? Il problema è che questa bandiera hanno il diritto di brandirla persone concettualmente molto diverse, e allora si fa confusione. Io e te siamo entrambi di Sinistra, Vendola e Veltroni sono entrambi di sinistra e hanno il diritto di proclamarlo, ma che differenza. Allora si è costretti a distinguere fra sinistra antagonista e sinistra riformista, o addirittura fra sinistra antagonista A, sinistra antagonista B e così via. Ed ecco la confusione. Non è più un termine univoco. Essere "democratici" nel senso di appartenenza a questo partito lo è. Nonostante le tante differenze interne, ed ecco le antiche radici.
Chi è stato del PCI ha il diritto di essere orgoglioso di proclamarlo; ma non dimentichiamo che la ragion d'essere, l'origine stessa del Partito Democratico sta nel fatto che a confluire non è stato solo il PCI. Fra di noi ci sono tanti che hanno il diritto di essere fieri di essere stati democristiani, socialisti, socialdemocratici, liberali, repubblicani o di essere stati semplicemente cittadini senza partito ma attenti alla politica che hanno visto nel PD un'occasione da cogliere.
Non basta un freddo ragionamento tecnico-riformista? Sono d'accordo: ci vuole anche il cuore. In caso contrario basteranno pochi semplici slogan a volte interessati e strumentali dei nostri cari concorrenti a farci perdere consenso. Ma il cuore di cui abbiamo bisogno dovremmo trovarlo in un "nuovo" racconto, in una nuova visione (alla quale, sono certo, stiamo lavorando) che superi le antiche ideologie e appartenenze.
Su quali basi? Allora, se proprio vogliamo riprendere le categorie cui siamo abituati, direi che la sinistra mette più in evidenza la solidarietà, la destra mette più in evidenza il merito personale. Ma guai a puntare tutto sulla solidarietà dimenticando il merito e appiattendo tutto, guai a pensare solo alle "libertà" che diventano arbitrio e legge del più forte, selezione darwiniana che distrugge qualsiasi società civile. Il compito di chi si sente di sinistra (ma io preferisco dire "democratico") è trovare la formula, il "cuore" che possa costituire il giusto equilibrio. Formula che non corrisponde certamente al liberismo puro ormai stroncato dalla storia, ma forse una aggiustatina anche alle socialdemocrazie andrebbe immaginata.
Naturalmente la nostra discussione non si ferma qui. Forse non si fermerà mai, ed è giusto. Proprio perché la società evolve e noi dobbiamo starle dietro, senza incrostarci su comode e rassicuranti posizioni già acquisite.

Anonimo ha detto...

E' vero il "bieco" metodo con cui si è avviata la globalizzazione ha permesso a popolazioni sempre state povere di incominciare a migliorare le condizioni di vita. Ma proprio perchè "bieco", comportando la messa in crisi delle società occidentali, determina una reazione in queste ultime. Il PD non può non contenere diverse opinioni in particolare sul come, ma alla fine se vuole governare deve saper decidere. Soprattutto ora perchè le riforme necessarie sono tali che se mal dirette avranno conseguenze per alcuni decenni:
fiscalità, politica industriale, lavoro, liberalizzazioni, privatizzazioni. Non vorrei creare ulteriori confusioni ma per me socialdemocrazia non è liberismo né statalismo ma una via di mezzo, talvolta da correggere un pò verso sinistra talvolta verso destra. Ora sembra l'ora di farlo verso sinistra. Il PD si propone questo quando dovrà decidere?

Anonimo ha detto...

mancava la firma
giancarlo