
Ora che il partito ha votato la modifica alla statuto che consente a Renzi di partecipare alle primarie, sarebbe il momento di parlare anche un po' di politica, e di farlo con in mano qualcosa in più della "carta" (foglietto?) di intenti. Intanto, mentre si convocano assemblee e dibattiti, e si assiste alla fiera delle vanità, con candidati effettivi e potenziali che si agitano per un trafiletto di giornale, l'ILVA dovrà procedere alla fermata degli impianti, la FIAT boccheggia, la cassa integrazione dilaga, i licenziamenti sbocciano come papaveri in primavera, le api operose della speculazione si portano via il potere d'acquisto delle famiglie, ed i giovani disoccupati, precari, sottopagati progettano di cercare fortuna nelle Americhe, proprio come i loro bisnonni. E allora? Allora, il candidato ideale alle primarie, almeno per chi scrive, dovrebbe essere il frutto di un esperimento genetico che combini la saggezza e la bonomia socialdemocratiche di Bersani con l'esuberanza giovanile di Renzi. Invece, e non me ne vogliano compagni ed amici, Renzi è simpatico ma non è di sinistra, e Bersani, pur essendo di sinistra, è circondato da cariatidi, nascoste abilmente dall'operazione, esclusivamente mediatica, Giuntella-Moretti-Speranza. Il candidato ideale, l'ircocervo, metà giovane e metà di sinistra, saprebbe affrontare tutte le questioni elencate, e molte altre, alla luce del buon senso, del progresso scientifico e tecnologico, del rispetto per il lavoratore e per il tessuto industriale italiano, costruito con il sudore ed il sangue dei nostri nonni e padri. Così, ai poveri di spirito come il sottoscritto, non resta che far propria, ancora una volta, la lezione di Socrate: sapere bene di non sapere affatto per chi votare alle primarie. Anzi, di fronte al rito esoterico (purtroppo per Renzi, non essoterico) delle primarie, sorge spontanea la domanda che da sempre ci accompagna:
ti estì. VR
9 commenti:
Pienamente d'accordo sull'ircocervo. Comunque è abbastanza comune in politica dover fare scelte che non corrispondono pienamente ai nostri gusti. In quanto all'essere o meno di sinistra mi viene in mente la canzone di Giorgio Gaber. In realtà la "sinistra" è una categoria dello spirito che nel PD viene interpretata in alcuni modi diversi. E a mio avviso questi hanno tutti quanti il diritto di esser considerati "di sinistra". Ma, come ho detto, è solo una mia opinione.
Direi che questo in questo post (e nel relativo commento) la scelta del futuro candidato di coalizione viene eseguita in pieno stile Pd: sia bianco che nero, sia il cerchio che la botte; ma anche...nè bianco nè nero, nè il cerchio nè la botta. Mai sbilanciarsi, si rischia di cadere. Si rischia che qualcuno capisca realmente come la pensiamo. Ma quand'è che tiriamo fuori i coglioni e prendiamo una decisione netta ed inequivocabile?
Vittorio
E qui ti sbagli, caro Vittorio. Io il candidato lo voglio di un solo colore: rosso, senza altre sfumature. E lo voglio anche giovane, capace di guardare al futuro con l'entusiasmo di chi ha tutta la vita davanti. La causa della mia incertezza è la triste presa d'atto che nessuno dei contendenti risponde a tali requisiti. In cuor mio, ho le idee chiarissime. Il mio operatore logico sarebbe "and," ma la realtà delle cose, con cui ci si deve sempre confrontare, mi impone "or."
Quindi sarà Bersani, ma senza entusiasmo.
Saluti democratici e grazie della visita.
In realtà siamo ad una crisi di civiltà che precede di molto tempo il palesarsi della crisi finanziaria. Siamo comunque in un sistema mondo nel quale il 20% della popolazione consuma l'80% delle risorse (questi dati sono vecchi, la sproporzione si è probabilmente accresciuta e non indaghiamo, per carità sulle differenze all'interno del 20%)Le risorse della nostra produzione vengono dell'80% dal sottosuolo, che non è inesauribile.
Sono questi i dati su cui dovremmo riflettere e che dovrebbero cominciare ad orientare politicamente noi ed i nostri candidati. A meno di ....
Giorgio Ce.
D'accordo sull'ircocervo, politica socialdemocratica e capacità di rinnovare la dirigenza.
Non potendo essere entrambe nel programma di un unico concorrente quale la priorità politica socialdemocratica o rinnovo della dirigenza?
giancarlo
Giancarlo, direi senza dubbio la politica socialdemocratica. Concordo con Giorgio sulla necessità di una revisione critica del nostro modello di sviluppo capitalistico, anche se nessuno dei due concorrenti principali sembra aver intenzione di affrontarla seriamente. Staremo a vedere.
Caro Giorgio,
Il punto è che una revisione critica del nostro modello capitalistico è un po' come voler la pace nel mondo. Utopistico. Il modello capitalistico è quello che è per una semplice logica darwinistica, quello che possiamo fare è ricercare nuovi o diversi contrappesi macroeconomici. Punto. Il cambio di paradigma come in molti vorrebbero, non vuol dire nulla, quello a cui si pensa è la decrescita ad esempio. Ma ho letto il saggio di Serge Latouche che è uno dei primi divulgatori, le sue idee e proposte sono lacunose. E poi ragioniamo sulla situazione odierna, mettiamo che Europa e USA decidano di intraprendere una strada di decrescita. I paesi BRICs di fronte a questa scelta si sfregano le mani e aumentano del 50% le loro esportazioni. Morale della favola in pochi anni ci ritroveremmo con le pezze al ****.
Le percentuali che citi tu saranno anche vere, ma quelle hanno permesso crescita, e la crescita (letteratura accademica alla mano) ha portato innegabili vantaggi.
Quindi Giorgio io credo che non c'è nessun paradigma da cambiare, "solo" ri-orientare la produzione. La Cina ad esempio ha scelto la via dello sviluppo industriale, ma non potrà proseguirla in eterno, quando sposterà parte della sua produzione sul settore dei servizi le cose nel mondo cambieranno.
Michele
A ben vedere forse ha ragione Vittorio, in un certo senso. La decisione netta e inequivocabile può essere nelle corde di alcuni di noi presi uno a uno, ma non è nelle corde dei Democratici presi nel loro insieme. Un difetto? Un rifiutarsi di tirar fuori i coglioni? Non direi. La vera posizione netta che si taglia con l'accetta non si trova nemmeno nel più insignificante gruppuscolo extraparlamentare. Figuriamoci in un grande partito come il PD che abbraccia diverse fasce di società e tradizioni, e per questo è grande. Intendiamoci, qui di difetti ce ne sono tanti. Però è proprio dal libero confronto delle nostre diverse posizioni che si può arrivare a qualcosa di buono. E la cosa più buona è proprio l'abituarci al fatto che le posizioni nette rischiano troppo spesso di rivelarsi un bluff. E che invece il mondo è complesso, è necessario guardarlo da tanti diversi punti di vista per cercare anche lontanamente di capirlo. Capirlo per cercare poi di cambiarlo in meglio. Anche il classico "ma anche" può essere d'aiuto, Crozza permettendo.
Verissimo un partito grande contiene naturalmente più "anime" anche se alcuni valori di base devono essere patrimonio comune ed è bene che ciò avvenga.
Ma la decisione è unica e deve derivare da una delle posizioni esistenti pena il solo parlare. Ecco l'importanza di regole scritte e non che tutti devono rispettare, regole che definiscono come ci si comporta nel prendere ed accetare le decisioni non proprie. E' ciò che è accaduto all'Unione e all'interno del PD è lo stesso.
Certo il capitalismo non lo si vuole cancellare ma ad una domanda si potrebbe rispondere:
la massimizzazione del profitto
delle società private è l'obiettivo dell'insieme dei cittadini? O come cita l'Art 41 della Costituzione esiste anche la responsabilità sociale delle imprese?
giancarlo
Posta un commento